Dal dubbio alla certezza: potremmo così riassumere la maturazione del sospetto, già emerso a settembre durante l’analisi sull’andamento dell’estate appena conclusa, che l’anno 2018 avrebbe ulteriormente consolidato la pluridecennale tendenza al riscaldamento climatico, con effetti visibili sia a grande scala (planetaria) che a piccola scala (il nostro territorio).
E’ soprattutto grazie al contributo di mesi come gennaio, aprile, agosto, settembre, ottobre e novembre che a fine anno realizziamo una media annuale che si pone a ben +15,1°C. Tale valore supera anche il record precedente del mitissimo 2014 (che, sebbene ricordato impropriamente come “l’anno senza estate”, vide un’anomalia termica invernale tale da segnare l’intero anno tanto che la media fu di ben +14,9°C; approfondimenti su NIMBUS 79 – “L’inverno 2013-14 in Veneto: analisi termo-pluviometrica di una stagione record. Barbi A., Bonan A., Rech F.”). Vale la pena di soffermarsi sul fatto che il clima di Vittorio Veneto (dati trentennali disponibili dal 1931-1962, da “Il clima di Vittorio Veneto”, De Nardi, 1988) ha una media pluviometrica di 1375mm annui e una media di temperatura annua di 13,0°C.
Di seguito vediamo due schemi riassuntivi, estratti dall’archivio storico iniziato a gennaio 2011 (cliccare sulle immagini per accedere al database completo suddiviso per mese ed anno)
Ricordiamo inoltre che le osservazioni sono effettuate dalla stazione amatoriale Davis VP2, posizionata sempre nel medesimo punto e oggetto di costante manutenzione e controllo, pertanto permettono di confrontare correttamente le diverse annate. Non stupisce che tale andamento a livello locale sia stato rilevato anche su scala italiana (ed Europea: la siccità in molte regioni notoriamente piovose e umide anche in estate ha riempito le cronache); addirittura, su molte zone del nord-ovest italiano si è trattato dell’anno più caldo da oltre 150 anni, come riporta il grafico estratto dal reportage completo emesso da Nimbus – Società Meteorologica Italiana
Si noti che i 10 anni più caldi si collocano tutti dopo il 2003, e i tre più caldi negli ultimi 4 anni. Sono dati impressionanti, che testimoniano la sconvolgente velocità e l’ampiezza del cambiamento in atto che alcuni ancora non vogliono addebitare all’azione antropica, sebbene i segnali siano tali e tanti da indurre chiunque a rendersi conto di quanto sta accadendo, specie se si ragiona sul fatto che il pianeta Terra e i suoi equilibri sono in estremo pericolo a causa delle nostre azioni e del nostro consumo di energia e risorse. E’ riduttivo attendere ancora per vedere “se ci siano altre con-cause” magari legate a cicli naturali di lungo termine: l’ordine di grandezza di quanto stiamo registrando supera ogni qualsivoglia “rumore di fondo” legato a possibili cause naturali (che ci sono, ma non incidono che in misura minima e trascurabile specie in variazioni di velocità totalmente fuori scala).
Visto che nelle ultime settimane abbiamo sperimentato lunghi periodi di alta pressione con stagnazione dell’aria, un giusto monito va anche verso l’inquinamento dell’aria, spesso legato proprio a condizioni di scarso dinamismo atmosferico (che in estate sono associate a insopportabile caldo-umido ed in inverno portano aria molto mite in montagna e robuste inversioni termiche in pianura che intrappolano smog e gas tossici).
Un esempio di tali configurazioni è riscontrabile in molti inverni recenti, e le webcam rivolte verso la pianura ben rappresentano, con le loro immagini, la netta separazione tra l’aria mite e secca che si trova in quota e l’atmosfera umida e nebbiosa che gravita sotto gli 800-1000m. L’immagine seguente, tratta dall’archivio di ARIVV, è esemplificativa di una condizione di inversione termica assai marcata (dicembre 2016)
Segnalo dunque il progetto PREPAIR che, come si legge sul sito di riferimento, “mira ad implementare le misure previste dai piani regionali e dall’Accordo di Bacino su scala maggiore e a rafforzarne la sostenibilità e la durabilità dei risultati: il progetto copre la valle del Po e le regioni e le città che influenzano maggiormente la qualità dell’aria nel bacino. Le azioni di progetto si estendono anche alla Slovenia con lo scopo di valutare e ridurre il trasporto di inquinanti anche oltre il mare Adriatico”
Sul sito troviamo anche un veloce e agevole questionario per la raccolta di dati sulla qualità dell’aria del nostro luogo di residenza così come la percezione che abbiamo sulle scelte e attività di sensibilizzazione mirate alla riduzione dell’inquinamento. Sicuramente consigliato e da condividere.