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Andrea Costantini

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Precoce e insolita nevicata sulle Prealpi ed Alpago

Pubblicato il 29 Settembre 2020

Il mattino di lunedì 28 settembre ha regalato un’inaspettata sorpresa nevosa sulla fascia prealpina trevigiana ed in particolare sulla zona più orientale e prossima all’Alpago. Le intense precipitazioni notturne, associate ad aria piuttosto fredda per il periodo, hanno favorito la caduta di neve fino a circa 1400m, imbiancando le cime di Pizzoc e Visentin (circa 14cm di neve misurati dal nivometro alle ore 9 a Faverghera, 1600m, stazione Arpav).

Ecco i dati provenienti dalla stazione Arpav sul Col Visentin – Faverghera (versante nord); si notino i valori di temperatura scesi di poco sotto lo zero e l’aumento della neve in concomitanza delle precipitazioni notturne.

Questo rilevante episodio dal sapore quasi invernale ha fatto seguito alla debolissima ma percettibile “imbiancata” occorsa tra 25 e 26 settembre all’ingresso dell’aria fredda polare che ha dato inizio al maltempo generalizzato dello scorso fine settimana. Si noti che la presenza di neve sulle nostre Prealpi a settembre non si registrava almeno dal 2000 (osservazione personale) e costituisce quindi un evento assai raro (non si dispone di ulteriori e più precise statistiche su questo fenomeno).

All’interno della vasta circolazione di bassa pressione, entrata nel Mediterraneo venerdì, un minimo di pressione associato ad un fronte secondario è risalito dal Tirreno centrale all’alto Adriatico nella notte tra domenica e lunedì, presentando correnti molto umide da est sulle nostre regioni e geopotenziali piuttosto bassi (nel radiosondaggio delle 00Z a Udine è stata rilevata la quota di 850hPa a 1376m con temperatura di +3.4, zero termico a circa 1850m). L’effetto “stau” indotto dai versanti orientali delle Prealpi (in particolare la fascia Piancavallo – Col Nudo) sulle correnti prevalenti ha aumentato le precipitazioni locali sia in prossimità dello spartiacque (linea di cresta) che sulla zona del Cansiglio-Alpago più prossima a tale area, tanto che i pluviometri Arpav hanno registrato valori ben 68.4mm a Col Indes e 58,2mm a Roncadin di Chies.

Per quanto concerne l’approfondimento dei complessi ed affascinanti meccanismi sottesi al fenomeno stau-fohn e agli effetti indotti dalla morfologia sulle correnti e quindi sulle precipitazioni, si consiglia la lettura del “Case study” realizzato da Bruno Renon di Arpa Veneto (Servizio Idrografico, Dipartimento Regionale Sicurezza del Territorio)  proprio sul territorio tra trevigiano e bellunese, sfruttando le peculiarità del San Boldo. Link disponibile qui: https://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/agrometeo/file-e-allegati/atlante-precipitazioni/15_Case%20study_%20Prova%20sperimentale%20di%20monitoraggio%20intensivo%20-%20La%20distribuzione%20delle%20precipitazioni%20sulle%20Prealpi%20venete%20orientali.pdf

Le mappe previsionali ad alta risoluzione avevano colto con precisione questa peculiare distribuzione dei picchi, come si evidenzia da questa cartina (modello AROME) per le ore 7 di lunedì.

Anche le stazioni meteo amatoriali del Pian Cansiglio (www.piancansigliometeowebcam.it) hanno confermato una distribuzione pluviometrica decrescente via via che ci si sposta da nord-est a sud-ovest.

Più in generale, si noti anche a livello di regione Veneto che gli accumuli più consistenti sono rimasti sulla fascia orientale, direttamente e più a lungo esposta agli effetti precipitativi del minimo di pressione. Si ponga anche attenzione alla scarsa piovosità di Vittorio Veneto e Tarzo (rispettivamente 9.2mm e 11.2mm – Arpav), tipica di queste circolazioni: un leggero seppur costante effetto fohn indotto nei bassi strati dalle correnti orientali in discesa dal Visentin-Pizzoc-Cansiglio ha diminuito sensibilmente la quantità di pioggia caduta (fenomeno noto in gergo come “ombra pluviometrica”). In inverno, tale effetto è noto per impedire o rendere molto più modeste e transitorie le nevicate sull’alta pedemontana orientale (fascia Vittorio Veneto – Tarzo – Refrontolo) rispetto alle zone di pianura poste più ad ovest (Pieve di Soligo-Vidor-Follina) e a sud (Conegliano).

Infine, nonostante siano già stati scomodati gli auspici e gli oroscopi nonché più o meno noti proverbi, preme sottolineare che l’evento non ha ovviamente alcun valore “predittivo” circa l’andamento dei prossimi mesi e fa seguito ad oltre 20 giorni di anomalie termiche positive assai marcate, pertanto non è nemmeno da intendersi come un “cambio di rotta” rispetto all’andamento climatico generale, tanto che nelle Dolomiti in quota, la prima metà del mese di settembre è stata la 4° più mite dal 1990 (+2,7°C rispetto alla media), preceduta dal 2016, 2006 e dal settembre 2011. Dopo i primi 3 giorni del mese freddi, il successivo periodo è stato caldo con valori ben superiori allo 0.9 percentile (classificabili come eventi rari) il 5 e dal 9 al 15 settembre (escluso il 13 per poco). Fonte Arpa Veneto.

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